Nel nostro lavoro è stata eseguita un’attenta revisione della letteratura scientifica, cercando di quantificare la diffusione della lombalgia nella pratica di ciclismo. Esistono pochi studi scientifici che documentano l’incidenza e la prevalenza delle lesioni da sovraccarico nella pratica del ciclismo e dei relativi fattori di rischio. Oltretutto risulta molto difficoltoso trarre conclusioni certe, visto il numero limitato di campioni, la diversità tra i campioni di popolazione utilizzati, l’esposizione e la differente metodologia utilizzata nei vari studi.

In letteratura esistono sei studi epidemiologici significativi, che indagano sulle lesioni non-traumatiche nel ciclismo. Due di questi studi1-2 sono stati condotti su atleti professionisti, mentre altri quattro studi sono concentrati su ciclisti amatoriali3-4-5-6.

Analizzando i dati estrapolati da queste indagini, la lombalgia risulta avere una prevalenza tra il 3% e il 58% , è tra i sintomi più frequenti insieme alle lesioni localizzate al ginocchio e al rachide cervicale. Occorre sottolineare che esistono importanti variazioni sui siti anatomici sede di algie in relazione al campione di popolazione indagato. Se un ciclista professionista, in un anno, percorre in sella alla bicicletta 35000 chilometri e compie tra i 50 e i 100 giorni di gara⁷, mentre la media dei chilometri percorsi dai ciclisti amatoriali intervistati negli altri studi è di circa 7000 km  e con un tasso medio di partecipazione a due manifestazioni ciclistiche ricreative non competitive³, è ragionevole assumere che le lesioni da sovraccarico in queste due coorti siano differenti. Dalla revisione dei lavori pubblicati, possiamo classificare i soggetti utilizzati nei vari campioni dei differenti studi, in tre diverse coorti:

  • Ciclista professionista, che percorre in sella alla bicicletta 35000 chilometri e compie tra i 50 e i 100 giorni di gara all’anno⁷
  • Ciclista ricreazionale, che percorre circa 7000 km all’anno e con un tasso medio di partecipazione a due manifestazioni ciclistiche ricreative non competitive³
  • Ciclista amatoriale impegnato in tour di lunga distanza, dove si è verificata l’incidenza delle lesioni sul soggetto impegnato in un tour di più giorni.

La tipologia del ciclista indagato può spiegare l’alta variabilità della prevalenza della lombalgia nei differenti studi.

Analizziamo nel dettaglio i sei studi epidemiologici. I primi esposti sono relativi a ciclisti professionisti e di seguito gli studi svolti su ciclisti ricreazionali.

1.OVERUSE INJURIES IN PROFESSIONAL ROAD CYCLISTS

Clarsen  B., Krosshaug T., Bahr R.

American Journal of Sports Medicine [2010]

Questo lavoro nasce dalla osservazione che poca attenzione è stata rivolta allo studio epidemiologico delle lesioni muscolo-scheletriche da sovraccarico tra i ciclisti professionisti, anche se vari rapporti aneddotici suggeriscono che alcune lesioni, come dolore all’articolazione del ginocchio e dolore lombare, hanno una alta prevalenza. C’è solo una relazione sulle lesioni non-traumatiche tra ciclisti professionisti, data da una revisione retrospettiva di cartelle cliniche di due squadre professionistiche nel corso di un periodo di tredici anni⁸, la cui validità dei dati è messa in discussione.

Quindi l’obiettivo primario di questo studio epidemiologico trasversale è indagare le lesioni muscolo-scheletriche da sovraccarico in una coorte di ciclisti su strada professionisti, attraverso una intervista e l’utilizzo di questionari.

MATERIALI E METODI

Sono state invitate a partecipare a questo studio undici squadre di ciclismo su strada, certificate UCI, sette hanno risposto positivamente e sono state incluse nello studio. Due squadre (n = 49 atleti) di livello UCI Pro-tour (è il livello più alto nel ciclismo professionistico) e le restanti 5 squadre (n = 67 atleti) di livello UCI Continental (che possono gareggiare solo in Europa). Il totale degli atleti indagati è 116, di 23 diverse nazionalità.

Lo studio è approvato dal comitato etico Norvegese e tutti i soggetti hanno dato il loro consenso informato prima di partecipare allo studio.

Gli atleti sono stati raggiunti durante i ritiri di allenamento delle varie squadre, nel periodo compreso tra ottobre 2008 e febbraio 2009. L’intervista è stata suddivisa nelle seguenti sezioni:

  • Caratteristiche del soggetto: età, altezza, peso, anni di professionismo, numero di gare all’anno, ore di allenamento in bicicletta.
  • Lesioni da sovraccarico: ai soggetti è stato chiesto di fornire informazioni su tutte le lesioni non-traumatiche avute nei 12 mesi precedenti. E’ stata registrata la posizione anatomica e la lesione è stata classificata in base alla perdita di tempo in termini di allenamento che ha causato (Lieve = 1-7 giorni, Moderata = 8-28 giorni, Grave > 28 giorni).
  • Questionario specifico per il dolore lombare e al ginocchio.

L’intervistatore ha utilizzato uno specifico questionario per indagare la lombalgia e il dolore al ginocchio, composto dalle seguenti domande:

  1. Hai mai sperimentato lombalgia \ dolore al ginocchio?
  2. Hai mai sperimentato lombalgia \ dolore al ginocchio negli ultimi 12 mesi?
  3. Per quanti giorni in totale hai sofferto di lombalgia \ dolore al ginocchio negli ultimi 12 mesi?
  4. Sei stato visitato per la lombalgia \ dolore al ginocchio negli ultimi 12 mesi?
  5. Hai preso antidolorifici negli ultimi 12 mesi per la lombalgia \ dolore al ginocchio?
  6. Sei stato ricoverato in ospedale per la lombalgia \ dolore al ginocchio?
  7. Hai avuto interventi chirurgici per lombalgia \ dolore al ginocchio?
  8. Quanti giorni di allenamento hai perso per la lombalgia \ dolore al ginocchio negli ultimi 12 mesi?
  9. Quante gare hai perso a causa della lombalgia \ dolore al ginocchio negli ultimi 12 mesi?

Ai soggetti che hanno risposto positivamente è stato loro chiesto di specificare in quale periodo della stagione agonistica avessero avuto dolore. La stagione è stata suddivisa in: Off-season (periodo di riposo dalla bicicletta), Pre-season (periodo di allenamento, ma lontano dalle competizioni), Inizio stagione (periodo con gare, ma ancora in fase di preparazione), Alta stagione (periodo top di forma e con le gare più importanti).

RISULTATI

Da i dati dell’intervista risulta che 63 soggetti hanno subito un totale di 94 lesioni non-traumatiche, per le quali avevano ricevuto cure mediche. Il 39% delle lesioni sottoposte al giudizio del medico non hanno influenzato la capacità del soggetto di terminare il proprio allenamento o la corsa, il 36% ha accusato una riduzione della performance in gara o ha ridotto il volume dell’allenamento, il 24% ha perso uno o più giorni di allenamento o la gara.

Le lesioni più comuni, per cui si è ricorsi al medico, sono state la lombalgia (46% di tutte le lesioni), il dolore al ginocchio (23%) e il dolore al rachide cervicale (10%). Mentre le lesioni che causano una maggiore perdita di giorni\volume di allenamento hanno avuto un andamento diverso, con il ginocchio il sito anatomico più comune (57%), seguito dalla lombalgia (17%). Il 17% delle lesioni è stato classificato come lieve, il 43% come moderato, il 17% come grave (un caso di lombalgia ha causato la fine della carriera agonistica del soggetto). Il numero medio dei giorni persi di allenamento \ gara per lesioni non-traumatiche è risultato essere di 13,5 giorni (escluso l’infortunio che ha concluso la carriera del soggetto).

C’è un’alta prevalenza della lombalgia, con il 58% dei soggetti che dichiara di aver provato dolore negli ultimi 12 mesi, ma solo il 41% di essi ha cercato l’assistenza medica ambulatoriale. La lombalgia risulta essere la lesione non-traumatica più frequente tra i ciclisti professionisti, con una frequenza maggiore ad Inizio e Alta stagione, che si riduce in Pre-season e in Off-season.

DISCUSSIONE

E’ stato dimostrato che i sintomi di lombalgia e le lesioni localizzate al ginocchio sono comuni tra i ciclisti d’elite, con una prevalenza annua rispettivamente del 58% e del 36%. Le lesioni localizzate al ginocchio sono la causa maggiore di riduzione dell’ attività, mentre è meno frequente ridurre gli allenamenti per il mal di schiena.

Le lesioni comuni segnalate da studi su ciclisti amatoriali3-4-5-6, come il dolore al collo o intorpidimento alla mano, sono risultate praticamente inesistenti (solo 4 episodi per il dolore al rachide cervicale).

A livello metodologico è stato utilizzato uno studio trasversale con raccolta dei dati in retrospettiva, questo perché diversi studi⁶ dimostrano che in situazioni logisticamente difficili è il metodo migliore per raccogliere maggiori informazioni. Questo è particolarmente vero per le squadre di ciclismo professionistico, dove ciascun soggetto ha programmi di competizioni internazionali individualizzato e altamente variabile, dove esiste uno staff medico della squadra composto da più medici che non seguono tutti gli atleti e dove alcuni atleti hanno un proprio staff personale, tentare di realizzare uno studio prospettico può non risultare efficace.

Il rischio di utilizzare una raccolta dei dati in retrospettiva attraverso una intervista è il recall bias, cioè una sotto-segnalazione degli eventi, soprattutto se di lieve entità⁹. In questo studio si è cercato di ridurre il recall bias conducendo l’intervista utilizzando un prospetto con date ed eventi a cui ha partecipato l’atleta, per facilitarlo a ricordare.

L’alta prevalenza di lesioni localizzate al ginocchio è in linea con gli altri studi eseguiti sui ciclisti e risulta essere la prima causa di perdita di giorni di allenamento. Occorre però non sottovalutare il dolore lombare, che è causa di un numero basso di giorni persi di allenamento, ma è la lesione con una prevalenza maggiore e causa maggiore di una riduzione della performance, che in un atleta professionista è direttamente collegato al guadagno finanziario. Se le attuali metodologie per classificare le lesioni mettono come parametro principale la perdita di giorni di allenamento, occorre valutare nuove metodiche per classificare la lombalgia tra gli atleti elite. Essendo la carriera e il successo dipendente dalla prestazione ottimale, la lombalgia risulta essere la lesione con una durata maggiore (il 18% ha una sintomatologia superiore ai 30 giorni) e questo incide notevolmente sulla performance, nonostante non si perdano molti giorni di allenamento.

Nell’analizzare la prevalenza della lombalgia durante l’anno (vedi Tabella 1), si osserva che ha una netta riduzione nei periodi off-season e un aumento nel periodo di alta stagione, questo indica una forte relazione tra il ciclismo e il mal di schiena. Questo non avviene con le lesioni al ginocchio, che hanno una prevalenza maggiore in pre-season per poi calare nel corso della stagione.

Le lesioni localizzate nella parte superiore del corpo hanno una bassa prevalenza, nettamente in contrasto con i diversi studi su ciclisti amatoriali3-4-5-6, dove il dolore al rachide cervicale ha una prevalenza molto alta (66%), come anche le parestesie al nervo ulnare (in questo studio nessun caso è stato registrato) e i dolori localizzati alle spalle.

Una spiegazione potrebbe essere, come suggerito da Barrios et al nel suo studio⁸, che per i ciclisti d’elite queste condizioni sono familiari e di poca importanza in termini di prestazione, che vengono considerate parte normale di questo sport.

In alternativa si può pensare che questi atleti, a questo punto della loro carriera, abbiano una ottima bicycle fit, cioè abbiano già adottato le corrette regolazioni della bicicletta in relazione alle misure  antropometriche e di mobilità del soggetto e che fisicamente si siano adattati alle esigenze ergonomiche di questo sport, annullando quelle problematiche tipiche dei ciclisti amatoriali.

CONCLUSIONE

Questo articolo fornisce nuove informazioni sulle lesioni non-traumatiche subite da ciclisti professionisti. La lombalgia e il dolore al ginocchio sono risultate essere le lesioni più diffuse. Le lesioni localizzate al ginocchio hanno una probabilità più alta di causare una perdita di giorni di allenamento, ma la lombalgia porta a tassi più alti di disabilità funzionali e cure mediche.

2. INCIDENCE AND RISK FOR TRAUMATIC AND OVERUSE INJURIES IN TOP-LEVEL ROAD CYCLISTS

De Bernardo N., Barrios C., Vera P., Laiz C., Hadala M.

Journal of Sports Science [2012]

Questo studio epidemiologico indaga tutte le lesioni, sia traumatiche che da sovraccarico, in una coorte di 51 ciclisti su strada professionisti.

Lo scopo è arricchire una letteratura piuttosto scarsa in materia di lesioni dovute alla pratica del ciclismo di alto livello.

Questo lavoro segue un precedente lavoro sempre di Barrios et al⁸ del 1997, il primo ad occuparsi a livello epidemiologico delle lesioni non-traumatiche a carico di ciclisti professionisti. Si trattava di una revisione retrospettiva delle cartelle cliniche degli atleti di due squadre professionistiche, nel corso di un periodo di 13 anni (dal 1983 al 1995). E’ però improbabile che tutte le lesioni occorse ai soggetti dello studio siano state trattate, e in tal modo registrate, dal personale medico della squadra. Questo perché gli atleti di squadre di ciclismo professionistico hanno diverse nazionalità, un diverso calendario di gare, allenamenti in aree geografiche differenti tra loro e spesso tendono ad avere un proprio supporto medico al di fuori della struttura ufficiale della squadra. La validità dei risultati viene pertanto messa in discussione¹.

Con questo nuovo studio viene cambiata la metodologia.

MATERIALI E METODI

Vengono invitati a partecipare allo studio 51 ciclisti top-level in attività. Tutte le lesioni, traumatiche e non-traumatiche, che si verificano durante un periodo medio di 4 anni compreso tra il 2002 e il 2009, sono registrate. Vengono utilizzate, come strumento di rilevazione dei dati, delle interviste cliniche in retrospettiva.

Viene registrata l’età, volume dell’allenamento (misurato in ore alla settimana), il tipo di lesione e il distretto anatomico interessato.

Per definire il grado della lesione viene utilizzata la scala Abbreviated Injury Scale (AIS). E’ un sistema di punteggio globale di gravità basato su aspetti anatomici che classifica ogni lesione presente in una determinata regione del corpo a seconda della sua gravità relativa su una scala ordinale di sei punti (Minore, Moderato, Severo, Grave, Critico, Massimo). Ci sono nove capitoli della scale AIS corrispondenti a nove regioni del corpo (Testa, Faccia, Collo, Torace, Addome, Spina dorsale, Arti superiori, Arti inferiori, Altre regioni ed area esterna).

RISULTATI

Analizzando i dati si osserva che l’età media dei soggetti indagati è 25,8 anni. Il  volume complessivo dell’allenamento e della competizione è 28,3 (+-2,4) ore a settimana. Solo 8 ciclisti, che corrisponde al 15,6%, erano completamente privi di lesioni durante tutto il periodo di studio. I restanti 43 ciclisti hanno subito un totale di 112 lesioni, occorre precisare che 9 di questi infortuni erano estranei alla pratica del ciclismo. Di queste 103 lesioni legate all’uso della bicicletta, 50 (il 48,5%) sono di natura traumatica e 53 (51,5%) sono lesioni da overuse.

Più di due terzi delle lesioni traumatiche si verificano nelle estremità superiori. Tra queste lesioni traumatiche sono state riportate 28 fratture, con la clavicola che risulta essere l’osso più colpito con 11 casi.

Tra le lesioni non-traumatiche il 68,5% riguardano gli arti inferiori e l’89,6% di queste lesioni si verificano in pre-season. Focalizzando l’attenzione sui distretti anatomici interessati da questo tipo di lesione, risulta che il ginocchio è la zona più colpita con il 32,1%, seguito dalla lombalgia al 17,3% e il rachide cervicale con il 9,6%.

Risultano essere 22 atleti (43%) che hanno sperimentato sia lesioni traumatiche che da sovraccarico, mentre 13 atleti (25,5%) hanno sperimentato solo lesioni traumatiche e 10 atleti (19,5%) solo lesioni non-traumatiche. I ciclisti che hanno avuto più di un infortunio sono 29 (67,4%).

Utilizzando la scala AIS, risulta che le lesioni gravi (con oltre un mese di recupero) corrispondono a 4 casi (8% delle lesioni traumatiche).

CONCLUSIONE

I ciclisti di alto livello sono esposti ad un alto rischio di infortunio. In questo studio risulta che il tasso globale di lesione è 2.02 per ogni corridore studiato (0,5 per ciclista / anno).

Le lesioni non-traumatiche sono eventi frequenti per un ciclista professionista, ma più di metà non richiedono oltre una settimana di recupero. Le lesioni più frequenti riguardano il ginocchio e la lombalgia.

Questo studio, insieme allo studio di Clarsen et¹, contribuisce a definire l’epidemiologia delle lesioni tra i ciclisti professionisti, dove in letteratura non sono presenti altri lavori pubblicati.

3. AN EPIDEMIOLOGICAL ANALYSIS OF OVERUSE INJURIES AMONG RECREATIONAL CYCLISTS

Wilber C.A., Holland G.J., Madison R.E., Loy S.F

International journal of sports medicine [1995]

Questo significativo studio epidemiologico indaga 518 ciclisti amatoriali.

I rischi più comuni associati con l’esercizio fisico sono le lesioni muscolo-scheletriche causate da movimenti continui e ripetitivi a carico delle articolazioni e dei tessuti molli. Una revisione della letteratura su questo tipo di lesioni rileva una notevole quantità di dati su attività come il running, la danza, sport di squadra come il calcio, il basket, ma molto poco si è studiato sulle lesioni nel ciclismo, nonostante si stimi che solo in America ci siano 52 milioni di praticanti11. La maggioranza delle ricerche si è concentrata sulle lesioni traumatiche e non su quelle da sovraccarico.

Lo scopo di questo studio è stato quello di:

  • Descrivere le caratteristiche demografiche e comportamentali dei ciclisti amatoriali
  • Delineare attrezzature e profili dei ciclisti amatoriali
  • Indagine epidemiologica sulle lesioni a carico dei ciclisti amatoriali

Si è definito come ciclista amatoriale qualsiasi individuo che pratica regolarmente ciclismo almeno una volta a settimana e non partecipa a eventi sportivi competitivi.

MATERIALI E METODI

I partecipanti allo studio provengono dallo stato della California e sono stati contattati tramite un rappresentante di una locale associazione di ciclismo, che organizza e conduce eventi sportivi non competitivi sponsorizzati.

Questa associazione ha fornito l’indirizzo e-mail di 2500 ciclisti, estratti in modo casuale dalla loro banca dati. A questi ciclisti è stato spedito un questionario tramite e-mail.

Il questionario utilizzato è stato sviluppato in modo che affronti sia il tema delle lesioni ma anche della formazione del ciclista. Il questionario è stato testato prima su un campione ridotto di soggetti (n =26), per verificare la chiarezza e congruità delle domande. Verificata l’efficacia è stato spedito a tutti i 2500 ciclisti amatoriali.

Il questionario è stato progettato sia a scelta multipla che a domande a risposta breve. E’ stato suddiviso in tre aree:

  1. Dati demografici come età, sesso, altezza, peso, istruzione, fumo, dieta
  2. Caratteristiche di formazione del ciclista come anni di pratica del ciclismo, metodiche di riscaldamento \ defaticamento, passo, frequenza degli allenamenti, intensità e volume degli allenamento, pratica di altri sport, terreno degli allenamenti, informazioni sulla bicicletta (numero di rapporti, tipo dei pedali, tipo di sella, uso del casco e tipo di vestiario)
  3. Storia di lesioni traumatiche e non-traumatiche legate all’utilizzo della bicicletta, dove viene riportato il tipo di lesione, la frequenza e la gravità. Per le lesioni non-traumatiche viene chiesto il disagio arrecato prima \ durante \ dopo l’uscita in bicicletta. E’ stata utilizzata una scala da 1 a 3 per determinare la gravità della lesione con Lieve (non viene interrotto l’allenamento nonostante la lesione), Moderata (è stato necessario ridurre il volume dell’allenamento), Grave (è stato necessario interrompere gli allenamenti a causa della lesione).

E’ stato utilizzato un software statistico per analizzare le cento variabili del questionario con l’utilizzo di T-test valutare le differenze di genere in relazione alle lesioni, il chi-quadrato per determinare se ci fosse una relazione tra la formazione del ciclista e le lesioni.

RISULTATI

Il questionario è stato inviato a 1250 ciclisti maschi e 1250 ciclisti di sesso femminile. La risposta si è avuta da 294 maschi e 224 femmine, con un totale di 518 ciclisti indagati.

L’età media dei ciclisti amatori maschi che hanno risposto è 40,4 anni, con un peso medio di 77,7 kg e una altezza media di 178 centimetri. L’età media delle cicliste femmine è 36,6 anni, con un peso medio di 60,8 kg e una altezza media di 166 centimetri.

Oltre il 90% utilizza un abbigliamento tecnico per le uscite in bicicletta e il casco protettivo. Il 57,1% utilizza sistemi di pedali a sgancio rapido di ultima generazione.

La maggior parte dei ciclisti risulta praticare insieme al ciclismo altri sport come il running, il nuoto o attività in palestra.

Anche se l’obiettivo primario dello studio è indagare le lesioni da sovraccarico, sono state osservate anche le lesioni traumatiche.

Il 24,5% dei ciclisti coinvolti nello studio (n = 127) nell’ultimo anno ha subito una lesione traumatica acuta. Il trattamento medico è stato richiesto nel 63% dei casi (n = 80). Cure ospedaliere sono risultate necessarie per il 76,2% dei ciclisti feriti (n = 61).

Focalizzando l’attenzione sulle lesioni non-traumatiche risulta che l’ 85% dei ciclisti ha avuto una o più lesioni (n = 440). Per il 74,5% la lesione è stata classificata come lieve, il 14% come moderata e l’11,5% come grave.

Le sedi anatomiche più comuni per le lesioni non-traumatiche sono state il collo (48,8%), le ginocchia (41,17%), i glutei \ inguine (36,1%), le mani (31,1%) e il rachide lombare (30,3%).

Per quanto riguarda la zona dei glutei \ inguine le lesioni erano riferite come intorpidimento, gonfiore dei tessuti molli, irritazione della pelle, male alle natiche. E’ interessante notare che la percentuale di lesioni in questo distretto anatomico decresce con l’aumentare degli anni di pratica.

I ciclisti che hanno riportato una lesione non-traumatica di grave entità sono risultati essere l’ 11,5% e sono stati costretti i interrompere la pratica del ciclismo per una media di 42,8 giorni. Tra questi soggetti 14 hanno dovuto smettere di praticare il ciclismo a causa della lesione. I ciclisti (n = 160) che hanno cercato cure mediche per i sintomi da overuse injury hanno avuto una durata media del sintomo di 3,7 mesi.

DISCUSSIONE

I precedenti studi sulle lesioni non-traumatiche in ciclisti amatoriali, sono stati tutti condotti con soggetti impegnati in escursioni di lunga durata e per più giorni, con il questionario di rilevamento dati somministrato al termine del tour. Rispetto a questo lavoro, svolto attraverso un questionario in retrospettiva, si può notare una differenza nella localizzazione delle lesioni. Sembra logico supporre da una prospettiva epidemiologica, che i ciclisti che partecipano a tour di lunga distanza sperimentano lesioni in forma più acuta. Questo spiegherebbe le percentuali più alte di lesioni tra i soggetti degli studi precedenti e questo lavoro. Lo studio di Kulund et al riporta lesioni al ginocchio al 65,2%, mentre il presente lavoro al 41,7%. Lo studio di Weiss riporta le lesioni al rachide cervicale al 66,4% , il presente lavoro al 48,8%.

Questo studio non ha trovato differenze significative di genere nella sede anatomica della lesione.

Cosa molto interessante, già osservata nei precedenti studi condotti su ciclisti amatoriali, il numero delle lesioni non-traumatiche cala in relazione agli anni di pratica dei soggetti. Se il ciclista è esperto ha minor probabilità di incorrere in una lesione. Weiss lo ha definito effetto training.

In questo lavoro risulta che il tasso complessivo di infortuni è 85% (n = 440 su 518) e con il 36% dei soggetti che sono ricorsi a un trattamento medico. Bovens et al 12 ha riportato lo stesso tasso di infortuni (85%) tra i soggetti del suo studio, corridori che si stavano preparando per una maratona, con il 39% dei soggetti successivamente ricorso a un trattamento medico. Questa analogia di dati è molto interessante, se si pensa che è opinione comune considerare il ciclismo a basso rischio di lesioni rispetto alla corsa.

Se controlliamo i dati relativi alla lombalgia, che risulta avere una prevalenza del 30,3%, questa ricerca epidemiologica ha dimostrato che l’aumento della distanza percorsa in bicicletta alla settimana è il fattore più comune associato con il rischio di lombalgia.

CONCLUSIONE

I principali siti anatomici sede di lesioni non-traumatiche segnalati da ciclisti amatoriali di sesso maschile sono stati:

  1. Rachide cervicale
  2. Ginocchio
  3. Inguine \ glutei
  4. Mani
  5. Rachide lombare
  6. Spalle

Per le cicliste amatoriali di sesso femminile i siti anatomici maggiormente sede di lesioni  sono stati nell’ordine:

  1. Ginocchio
  2. Rachide cervicale
  3. Spalle
  4. Inguine \ glutei
  5. Mani
  6. Rachide lombare

La gravità di queste lesioni è descritta nella maggior parte dei casi come lieve.

Le caratteristiche dell’allenamento e della formazione del ciclista che incidono maggiormente sul rischio di lesioni sono risultate essere:

  1. Chilometri a settimana percorsi, aumenta la probabilità di lombalgia
  2. Anni di pratica di ciclismo, cala il numero di lesioni non-traumatiche
  3. Minuti di stretching prima dell’allenamento, maggiore è il tempo dedicato allo stretching prima di uscire in bicicletta e minore è il rischio di avere lesioni non-traumatiche

Da questo studio risulta che la pratica del ciclismo a livello amatoriale è a rischio di lesioni traumatiche e non-traumatiche, con tassi superiori agli studi eseguiti sui corridori.

Sono necessari ulteriori studi e una più ampia base di dati epidemiologici, per avere una maggiore consapevolezza sulle lesioni non-traumatiche nel ciclista amatoriale, con la speranza che tali informazioni portino a raccomandazioni più specifiche per la prevenzione degli infortuni e la progettazione di attrezzature e metodi di allenamento più efficaci.

4. INJURIES IN THE BIKECENTENNIAL TOUR

Kulund, D.N., Brubaker C.E.

Physician Sports Medicine [1978]

Questo studio che riporto ora è il primo studio epidemiologico su ciclisti amatoriali, realizzato nel tentativo di individuare l’incidenza di lesioni non-traumatiche nella pratica del ciclismo.

Sono stati intervistati, con l’utilizzo di un questionario, 89 ciclisti amatoriali che nell’estate del 1976 hanno partecipato al bikecentennial tour, un giro attraverso l’America organizzato per celebrare la dichiarazione di indipendenza. Si trattava di un tour di 80 giorni e quasi 4500 miglia. Al termine del tour si è verificata l’incidenza delle lesioni sui soggetti indagati.

L’età media dei soggetti è risultata essere 25,7 anni (senza distinzione di genere).

I siti anatomici maggiormente colpiti da infortunio sono risultati essere le ginocchia (65,2%), le mani (40%) e il rachide lombare (14,6%). Si è notato che i ciclisti più esperti (non è riferito se con maggior esperienza in bicicletta o più vecchi anagraficamente) sono meno soggetti a lesioni da sovraccarico.

Questo studio però presenta alcuni punti critici. Non fornisce informazioni sulla formazione dei ciclisti indagati, sul loro livello di allenamento, sulla loro salute. E’ plausibile pensare che soggetti con una mediocre preparazione al ciclismo che intraprendono un tour di 80 giorni e 4500 miglia, sperimentino una incidenza maggiore di lesioni acute. Infatti la percentuali delle lesioni sono superiori ad altri studi sui ciclisti amatoriali. In secondo luogo occorre considerare che sono passati oltre 40 anni dallo studio, in questo tempo molto è cambiato nell’abbigliamento tecnico per la pratica del ciclismo, sono cambiati i materiali e le geometrie delle biciclette e delle selle, si utilizzano pedivelle e pedali differenti e che inevitabilmente incidono sulla frequenza e sede delle lesioni non-traumatiche nel ciclista.

5. NONTRAUMATIC INJURIES IN AMATEUR LONG DISTANCE BICYCLISTS

Weiss B.D.

American journal of sport medicine [1985]

Questo lavoro nasce dall’osservazione che il ciclismo è uno sport molto diffuso a livello amatoriale, ma in letteratura esistono poche informazioni sulla prevalenza delle lesioni non-traumatiche conseguenza della pratica del ciclismo.

I soggetti valutati in questo studio sono 132 ciclisti amatori che partecipano a un tour di 500 miglia in otto giorni.

Gli obiettivi sono due: il primo è ottenere informazioni sulle caratteristiche demografiche, di salute e di esperienza in bicicletta di ciclisti amatori che partecipano a una gara non competitiva di lunga distanza. Il secondo è determinare la prevalenza e la gravità delle lesioni non-traumatiche dei soggetti che vi partecipano.

MATERIALE E METODI

Vengono indagati i 132 ciclisti amatori che nel 1983 parteciparono al Grand Canyon to Mexico bicycle tour, una competizione non competitiva di 496 miglia da compiere in otto giorni. Il chilometraggio giornaliero medio era di circa 100 chilometri e il dislivello complessivo del tour superava i 4000 metri.

Al termine del sesto giorno di corsa è stato distribuito uno specifico questionario a tutti i partecipanti. Il questionario era strutturato in due parti. La prima parte raccoglieva informazioni demografiche sull’ età, il peso, l’ altezza, lo stato di salute, l’esperienza in bicicletta e il tipo di equipaggiamento. E’ stato utilizzato l’indice BMI (Body mass Index) per calcolare la prevalenza di obesità tra i partecipanti. La seconda parte del questionario raccoglieva informazioni sulla frequenza, gravità e sintomatologia di ogni lesione che si fosse verificata in una determinata parte del corpo. Per definire la gravità si è utilizzato una scala da 1 a 5, il soggetto per ogni parte del corpo indicata dal questionario poteva rispondere:

  1. Nessun problema
  2. Ho avvertito un fastidio, ma non abbastanza per fare differenza
  3. Ho avvertito un fastidio a sufficienza per creare un disagio
  4. Il fastidio è cosi forte da modificare la pedalata
  5. Il fastidio è cosi forte che è stato necessario interrompere la pedalata

Il questionario è stato consegnato singolarmente ad ogni soggetto dall’autore, che attraverso una intervista ha completato le risposte.

Tre ciclisti non hanno completato il tour a causa di un infortunio, ma successivamente contattati sono rientrati comunque nello studio.

RISULTATI

I questionari completati sono stati 113. Del campione studiato il 69% è maschio e con una età media di 43 anni. Il 31% femmina e con una età media di 36 anni.

Quattro soggetti risultano in grave sovrappeso, il resto del campione è risultato normopeso.

Il 15,9% ha dichiarato di avere dei significativi problemi medici, che vanno dall’ipertensione, al diabete, all’asma.

Per quanto riguarda la preparazione atletica dei ciclisti risulta che la media dei chilometri percorsi in bicicletta alla settimana è di 154. La maggioranza dei ciclisti era inesperta di gare di lunga distanza, solo il 10,6% può essere considerato esperto. La maggioranza dei ciclisti aveva biciclette considerate relativamente nuove (la data di acquisto inferiore ai 3 anni) e con più di dieci rapporti.

Per quanto riguarda la frequenza delle lesioni non-traumatiche subite, quasi ogni parte del corpo espressa nel questionario risulta essere colpita da una qualche forma di disagio. Alcune aree però hanno una bassa frequenza o il disagio è avvertito ma non è considerato disabilitante. Le natiche risultano essere la sede anatomica colpita dalla maggioranza di lesioni, riferita dal 64% dei soggetti campionati. Di questi il 72% ha riferito come sintomo il dolore, il 32% ha riferito abrasioni e ulcerazioni. Si è riscontrato che i ciclisti che hanno utilizzato una sella da touring imbottita hanno avuto una probabilità maggiore di avere lesioni alla zona glutea (40%) rispetto ai ciclisti che hanno utilizzato una sella dura specifica per il ciclismo (18%).  Le lesioni localizzate al rachide cervicale e alle spalle, avvertite dal 66,4% dei soggetti, hanno dimostrato una correlazione tra loro, infatti il 95% di essi ha avvertito dolore alla regione del muscolo trapezio. Il 35,4% dei partecipanti alla corsa ha segnalato disagio al ginocchio, il 20,7% ha riportato un dolore significativo. Il 10,7% del campione ha riferito una sintomatologia all’inguine, riferendo intorpidimento o parestesie a carico del nervo pudendo. Quasi il 10% di tutti i ciclisti ha segnalato problemi alle mani, riferite come parestesie e indolenzimento alle mani.

In questo studio la lombalgia è stata riportata solo dal 3% dei partecipanti alla corsa, dato in contrasto con il resto della letteratura pubblicata.

DISCUSSIONE

I risultati di questo studio definiscono il profilo demografico dei ciclisti amatoriali che partecipano a tour di lunga distanza. Hanno una età media di 40 anni, una mediocre preparazione atletica ad affrontare tour impegnativi, utilizzano biciclette relativamente nuove. Una piccola percentuale partecipa nonostante problematiche cardiovascolari serie.

Non sono state evidenziate significative differenze di genere tra i siti anatomici interessati da lesioni non-traumatiche, ad esclusione del ginocchio che mostra una leggera prevalenza nelle donne rispetto agli uomini. Anche i ciclisti più giovani erano maggiormente inclini a provare disagio al ginocchio, con una età media di 32 anni rispetto a 41 anni per gli asitomatici.

Nessuna relazione è stata individuata tra l’esperienza del ciclista e lo sviluppo di lesioni, tranne una minore sintomatologia a livello delle natiche, questo suggerisce un effetto training che rende la regione glutea meno sensibile. E’ stata individuata una correlazione tra lo sviluppo di lesioni alle natiche e il tipo di sella utilizzato, i ciclisti che utilizzano una sella maggiormente imbottita hanno una probabilità maggiore di sviluppare sintomi ai glutei.

Alcune delle sindromi descritte dai soggetti, come parestesie alle mani e neuropatie a carico del nervo pudendo sono ben descritte in letteratura13-14, non se ne conosce l’epidemiologia. In questo studio risulta che si verificano rispettivamente il 32% e il 45%.

Il 20% dei soggetti ha riportato dolore significativamente importante alla regione del collo e spalle, questo è dovuto alla postura assunta sulla bicicletta che causa una iperestensione del tratto cervicale e alle vibrazioni che provengono dal manubrio e si trasmettono al trapezio.

Nessuna relazione è stata trovata tra il livello di preparazione atletica e lo sviluppo di lesioni.

CONCLUSIONE

Le lesioni non-traumatiche più frequenti in ciclisti amatoriali risultano essere a carico dei glutei, seguite dalle lesioni al ginocchio e al rachide cervicale e spalle. In disaccordo con altra letteratura pubblicata, la lombalgia è stata riferita solo nel 3% dei soggetti.

Occorre fare alcune considerazioni su questi dati. E’ risultato che i soggetti dello studio hanno una mediocre preparazione ad affrontare tour di lunga distanza, è logico pensare che le lesioni acute, soprattutto a carico dell’articolazione del ginocchio, abbiano una frequenza maggiore, rispetto alla normale pratica del ciclismo. Anche i dolori al rachide cervicale e spalle è plausibile attribuirli allo scarso allenamento a stare sulla bicicletta per molte ore (dalle 5 alle 8 ore al giorno in questo tour) dei ciclisti che hanno partecipato allo studio, molto oltre la loro normale permanenza sulla bicicletta.

Stesso ragionamento si può fare per l’alto numero di lesioni a carico dei glutei, infatti i dati confermano che i ciclisti più esperti che hanno partecipato al tour hanno una probabilità minore di incorrere in lesioni in questo sito anatomico.

Bisogna anche ricordare che questo studio è del 1985, oggi l’abbigliamento tecnico per il ciclismo è molto differente e più performante rispetto a quello utilizzato dei ciclisti del campione e le lesioni da contatto (fregamenti e abrasioni) sono inferiori. Anche il materiale e la geometria delle sella è molto cambiata, altro aspetto che incide sulla frequenza delle lesioni.

Il basso numero di soggetti che hanno sofferto di lombalgia rispetto a studi più recenti, a mio avviso, può essere spiegato con le differenti e meno esasperate geometrie delle biciclette utilizzate in quel periodo dai ciclisti indagati. La postura assunta dal ciclista sul mezzo meccanico è tra i principali fattori predisponenti la lombalgia, causando una inversione della curva lombare.

6. PREDICTORS OF INJURY AMONG 1638 RIDERS IN A RECREATIONAL LONG-DISTANCE BICYCLE TOUR: CYCLE ACROSS MARYLAND

Dannenberg A.L., Needle S., Mullady D., Kolodner K.B.

American journal of sport medicine [1996]

Questo studio che riporto ora è il più recente svolto sui ciclisti amatoriali.

E’ uno studio prospettico di 1638 ciclisti amatoriali che hanno partecipato al giro Cycle across Maryland, un tour di 6 giorni e 339 miglia attraverso lo stato del Meryland nel 1994.

Lo scopo principale è valutare l’incidenza e i fattori di rischio delle lesioni traumatiche e da sovraccarico in un gruppo di ciclisti amatoriali di cui si conosce l’esposizione.

La maggior parte degli studi sulle lesioni nell’utilizzo della bicicletta utilizzano dati provenienti dagli accessi all’ospedale per elaborare le statistiche. Tali studi però non definiscono i fattori di rischio e non quantificano l’esposizione della popolazione al rischio.

MATERIALI E METODI

Il Cycle across Maryland è un tour organizzato, costituito da sei tappe e con una lunghezza complessiva di 339 miglia. Il percorso è prevalentemente pianeggiante.

Le informazioni sui partecipanti sono state raccolte dal modulo di iscrizione al tour, da un questionario pre-giro compilato dal ciclista, da interviste ai ciclisti che lamentavano lesioni durante il giro e da un questionario post-giro. Il questionario pre-giro è stato compilato e ritirato prima della partenza del tour. Tutte le informazioni relative alle lesioni occorse durante il tour sono state prese da collaboratori attraverso interviste al ciclista, nei centri organizzati per le cure mediche al termine della tappa e in collaborazione con i medici incaricati dall’organizzazione del tour. E’ stato chiesto il consenso anche per l’eventuale follow-up. Il questionario post-giro è stato consegnato a tutti i partecipanti al termine del tour e compilato a casa dal ciclista.

Il questionario pre-giro prevedeva 37 domande relative all’allenamento del ciclista, esperienza in bicicletta, attrezzatura tecnica (sulla bicicletta e sull’ equipaggiamento) e le eventuali lesioni precedenti.

Il questionario post-giro prevedeva 13 domande relative a eventuali malfunzionamenti della bicicletta, circostanze di eventuali incidenti e lesioni subite. Le informazioni ricavate sono state confrontate con le interviste svolte durante il tour nei centri medici.

I dati sono stati elaborati attraverso il software statistico SAS.

Il protocollo di studio è stato approvato dal comitato etico della Johns Hopkins university.

RISULTATI

I partecipanti che hanno completato correttamente  il questionario pre-giro sono stati n = 1417, quelli con dati mancanti sono stati esclusi dal calcolo delle percentuali. L’età media è risultata essere di 39 anni. Il 67% era di sesso maschile. I questionari post-giro completati correttamente sono risultati n = 1140, quelli mancanti esclusi dal calcolo statistico.

Il profilo medio del ciclista che ha partecipato al tour risulta essere: maschio di 39 anni, che percorre in bicicletta tra i 1000 e i 4000 chilometri all’anno ad un ritmo lento o moderato, che ha almeno 4 anni di esperienza e raramente partecipa a corse in bicicletta.

Sono state identificate un totale di 85 lesioni traumatiche acute occorse in 82 ciclisti che hanno partecipato al tour, principalmente dovute alla collisione con un altro ciclista a causa di disattenzione e stanchezza. Il tasso di incidenza corrisponde a 15,4 lesioni acute per 100000 persone-miglia. Il 21% è stato considerato da moderato a grave.

Per quanto riguarda le lesioni non-traumatiche, il personale medico ha trattato 76 ciclisti (4,6%) durante il tour, localizzate prevalentemente al ginocchio, mani e polsi. Attraverso il questionario post-giro l’87% dei soggetti (n = 996) ha riferito disagio in una o più parti del corpo durante il tour. Le sedi anatomiche più frequenti di denuncia sono risultate essere:

  1. Glutei (42%)
  2. Inguine (34%)
  3. Coscia (25%)
  4. Rachide cervicale (24%)
  5. Ginocchio (24%)
  6. Mano (19%)
  7. Spalla e Piedi (17%)
  8. Rachide lombare (16%)

La prevalenza delle lesioni al rachide lombare, ai glutei, alle cosce e al ginocchio diminuisce con l’età dei partecipanti.

La prevalenza della lombalgia è stata tre volte più alta tra i soggetti con meno di 20 anni rispetto a quelli di oltre 40 anni. Anche la prevalenza di disturbi al ginocchio è due volte maggiore in soggetti con età compresa tra i 20 e i 30 anni rispetto a quelli di età superiore ai 50 anni.

I partecipanti hanno una probabilità maggiore da 2 a 4 volte di ricorrere al personale medico, con una lesione non-traumatica da moderata a grave se di solito pedalano meno di 42 km la settimana, di solito pedalano meno di 800 km all’anno, non avevano mai pedalato 160 km in un giorno.

La probabilità di subire una lesione da sovraccarico è la stessa tra i soggetti che praticano stretching  prima della tappa e quelli che non lo praticano. Questo è in disaccordo con altri studi ¹³.

DISCUSSIONE

Le lesioni traumatiche acute sono risultate un evento raro in questo tour, nonostante l’elevato numero di partecipanti e le 500.000 miglia percorse dai partecipanti.

Il tasso di 15,4 lesioni acute per 100.000 persone-miglia osservato in questo studio è simile al tasso di 14 lesioni acute per 100.000 persone-miglia riportato dallo studio di Weiss ¹⁵. Occorre precisare che in un tour organizzato come il Cycle across Maryland, dove sono presenti agenti di polizia a regolare il traffico, volontari a segnalare il percorso, assistenza meccanica e ristori lungo tutto il percorso, un percorso controllato e facile, senza discese impegnative e con un buon manto stradale, il rischio di lesioni traumatiche viene ridotto. Nonostante questo si sono verificate 112 cadute. L’utilizzo obbligatorio del casco ha molto probabilmente ridotto il numero e la gravità delle lesioni alla testa, come si evince dai dati  ottenuti dal questionario post-giro.

Le lesioni non-traumatiche sono risultate molto frequenti, come ci si poteva aspettare da un giro fisicamente impegnativo. La maggior parte sono risultate lesioni minori che si sono risolte successivamente senza sequele. I partecipanti inesperti e con poco allenamento hanno avuto il tasso più alto di lesioni da sovraccarico (Vedi tabella 3).

Esistono alcuni limiti di interpretazione dei dati di questo studio. Il gruppo non può essere considerato rappresentativo di tutti i ciclisti amatoriali, dato che tutti i partecipanti allo studio erano obbligati a usare il casco e la maggior parte erano ciclisti esperti e adulti di quasi 40 anni. I risultati sono poco rilevanti per la prevenzione degli infortuni in bicicletta nelle aree urbane e tra i ciclisti competitivi. In un tour come Cycle across Maryland l’agonismo e la performance sono aspetti non ricercati dai partecipanti.

CONCLUSIONE

I dati presentati in questo rapporto permettono il calcolo di un tasso di incidenza degli infortuni in un’ampia popolazione di ciclisti ricreativi. Le lesioni non-traumatiche possono essere ridotte migliorando il livello di preparazione dei partecipanti. Questo studio non fornisce indicazioni nella diffusione delle lesioni e sui fattori di rischio tra i ciclisti competitivi.

OSSERVAZIONI SULLA REVISIONE

Il ciclismo è tra gli sport più praticati nel mondo e ha il più alto numero assoluto di infortuni sportivi all’anno. Nonostante la vasta diffusione esistono scarse pubblicazioni scientifiche in merito alle lesioni non-traumatiche nella pratica del ciclismo. Abbiamo eseguito un’attenta revisione della letteratura sulle lesioni da sovraccarico nel ciclismo e i distretti anatomici maggiormente interessati risultano essere il ginocchio, il rachide cervicale e il rachide lombare. Dai dati raccolti con questo lavoro, la lombalgia nel ciclismo risulta avere una prevalenza tra il 3% e il 58% in base allo studio. Questa ampia variabilità è sostanzialmente dovuta alle differenti metodiche utilizzate e alle diverse  tipologie di ciclisti indagati. Nello studio di Clarsen svolto su ciclisti professionisti la prevalenza della lombalgia è del 58% e risulta essere la lesione con tassi più alti di disabilità e causa principale per cui ricorrere a cure mediche. Viene osservata una forte relazione tra ciclismo e mal di schiena, infatti nel periodo off-season con carichi di lavoro ridotti la prevalenza si riduce. Con il lavoro di Wilber che indaga ciclisti ricreazionali la lombalgia si attesta al 30,3%, dove si osserva una corrispondenza tra i chilometri percorsi all’anno e la maggiore probabilità di avere mal di schiena. E’ ragionevole assumere che tra un ciclista professionista che percorre 35000 chilometri / anno e un ciclista ricreazionale che percorre 7000 chilometri / anno, la frequenza e il disagio della lombalgia sia differente. Gli studi di Kulund, di Weiss e di Dannenberg riportano la prevalenza più bassa e rispettivamente del 15%, del 3% e del 16%. Questi tre studi utilizzano un’ analoga metodologia, il campione osservato corrisponde a ciclisti amatoriali impegnati in tour di più giorni e dove vengono classificate le lesioni che si presentano durante lo svolgimento del tour. Tra i distretti anatomici maggiormente interessati da lesioni non-traumatiche ci sono i glutei, le spalle, le mani che non rientrano nello studio sui ciclisti professionisti. E’ l’effetto training, se un ciclista è esperto ha meno probabilità di subire una lesione in particolari distretti anatomici.

Concludendo possiamo affermare che il ciclismo può essere considerato uno sport ad alto rischio di lombalgia, con percentuali superiori a molti altri sport. Sulla eziopatogenesi i ricercatori concordano sulla posizione assunta dal ciclista sulla bicicletta che porta a un annullamento della lordosi lombare, che può arrivare fino alla inversione della curva. Il gesto ripetuto della pedalata vicino al limite di flessione del ciclista inevitabilmente influenza il verificarsi del mal di schiena. Una corretta regolazione della bicicletta in relazione alle misure antropometriche e di mobilità del soggetto può ridurre questo tipo di problematica, senza tralasciare una specifica preparazione atletica del ciclista. Nuovi studi devono essere fatti sulla epidemiologia della lombalgia del ciclista per arricchire una letteratura scientifica altrimenti scarsa.

 

 

Bibliografia

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  5. Weiss B.D. (1985), Nontraumatic injuries in amateur long distance bicyclists, American journal of sports medicine, v 13, n 3:187-192
  6. Dannenberg A.L., Needle S., Mullady D., Kolodner K.B. (1996), Predictors of injury among 1638 riders in a recreational long-distance bicycle tour: Cycle across Maryland, American journal of sports medicine, v 24, n 6:747-753
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